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Il radicchio in acquaponica

Vuoi sapere come coltivare il radicchio in acquaponica?

Ciao a tutti e ben ritrovati nella nostra rubrica dedicata alle specie vegetali da coltivare in acquaponica!

Visto che la scorsa volta abbiamo parlato di lattughe, oggi continuiamo con delle piante loro “cugine”: i radicchi.

Data la loro similitudine, diversi aspetti relativi alle caratteristiche sia biologiche che gestionali sono in comune con quelli della lattuga. 

Per questo motivo non tratterò tutti gli argomenti nel dettaglio, ma, alcune volte, farò riferimento a ciò che è già stato esposto in questo articolo.

Una tabella riassuntiva per il radicchio in acquaponica

Anche stavolta, come al solito, una tabella riassuntiva delle informazioni più importanti.

Nome scientificoCichorium intybus L.; Cichorium endivia L.
Famiglia; TribùAsteraceae; Cichorieae
Temperatura ottimale15 – 20 °C
Tempo di germinazione 2 – 4 giorni a 20 °C; 5 – 8 a 10 °C
pH6 – 7. Indivia anche 8
Metodo di coltivazione consigliato in acquap.Letti di crescita / NFT / DWC
Disposizione in impiantoDistanza di 20 – 35 cm

Per quanto riguarda le malattie che colpiscono i radicchi, vi anticipo sin da ora che le tratterò specificamente in un articolo a parte dedicato alle avversità delle orticole da foglia ed alle modalità per combatterle in modo idoneo ai principi dell’acquaponica.

Descrizione botanica

I radicchi sono tutte piante erbacee che appartengono alla grande famiglia delle Asteraceae, così come le lattughe. 

A differenza di esse, però, che fanno tutte parte della stessa specie (Lactuca sativa L.), i radicchi si distinguono in gruppi diversi entro il genere Cichorium

Secondo alcuni botanici, esso comprende 7 o 8 specie, tra le quali, sotto il profilo orticolo, rivestono particolare importanza:

Genealogia

Le tante varietà esistenti sono frutto di diverse attività di selezione e d’incrocio a partire dalle originarie spontanee. Per gli appassionati, questo è un argomento molto interessante, ma… è piuttosto complicato!

Nella seguente immagine ne trovate un più che sufficiente riassunto:

La geneologia del radicchio in acquaponica. Caratteristiche della varietà. Radicchio di Treviso. Radicchio rosa di Gorizia in acquaponica. Cicoria in acquaponica.
Genealogia del radicchio (Fonte: Slideplayer.it)

Ciclo vitale

Cichorium intybus è in natura una pianta poliennale, ma il forte miglioramento genetico condotto su questa specie ha portato le cicorie e i radicchi coltivati ad avere un ciclo biologico biennale, come quello di C. endivia e Lactuca sativa, che dopo la fioritura (al secondo anno) muoiono.

Radici

Le specie del genere Cichorium hanno un apparato radicale fittonante con funzione di riserva, dalla forma conica o fusiforme, che si approfondisce fino a un metro; da esso dipartono radici secondarie che raggiungono i 30 cm.

Parte aerea

Nei grumoli commerciali il fusto è molto corto, da 2 a 5-6 cm, carnoso; su di esso si inseriscono le foglie in numero variabile in relazione ai diversi tipi.

Nelle fasi iniziali di crescita le foglie sono disposte a rosetta; successivamente possono diventare embricate (cioè ravvicinate, sovrapposte) a formare un grumolo compatto, oppure rimanere aperte

La nervatura centrale è sempre molto appariscente, anche se di forma diversa (schiacciata e larga nei tipi di Chioggia; spessa e continua per tutta la lunghezza della foglia in quelli di Treviso e Verona).

Visto che di queste specie si consuma la foglia, la raccolta avviene o al massimo dell’accrescimento vegetativo, oppure ad uno stadio più giovanile, a seconda della varietà e delle esigenze commerciali.

Per quanto riguarda le colorazioni delle foglie, come sappiamo sono piuttosto diverse: si può passare dal verde al rosso più o meno intenso o variegato. 

C’è da tenere in considerazione, però, che in indivia, scarola e alcune tipologie di radicchio, il prodotto commerciale è ottenuto a seguito di una fase di imbianchimento (naturale o forzata), la quale varia il colore originale: rende il rosso più netto e intenso, le variegature più nitide o il verde più chiaro. 

Questa procedura, di cui parleremo in seguito, è necessaria non solo per il colore, ma anche, e soprattutto, per ridurre il contenuto di cicorine, che danno un sapore estremamente amaro. In questo modo il prodotto finale, pur rimanendo amarognolo, è molto più gradevole al gusto.

Fioritura e propagazione

Quando la pianta passa dalla fase vegetativa a quella riproduttiva, il fusto inizia ad allungarsi e le foglie che vi sono inserite, progressivamente più piccole, si distanziano. 

Lo stelo che porta i fiori è molto ramificato e raggiunge altezze che possono superare i 200 cm.

L’infiorescenza tipica delle Asteraceae è il capolino. 

I capolini possono essere anche molto numerosi, solitari o in gruppi di 2-3, e contengono da 15 a 25 fiori.

I fiori entro il capolino sono ermafroditi. L’ovario monoovulare è infero, mentre lo stilo, coperto di peli, è molto lungo e termina con uno stigma bifido che si apre in due lobi: questi costituiscono la porzione recettiva, a forma di lingue ben divaricate e che tendono ad arrotolarsi su sé stesse.

I singoli fiori sono di forma ligulata, cioè allungata come una linguetta, con cinque petali azzurri fusi.

Essi si riescono ancora a distinguere poiché la ligula presenta cinque “dentini” sul margine: riuscite a scorgerli nella foto qui sotto?

La fioritura inizia in maggio-giugno, si protrae per oltre un mese ed è scalare nell’ambito della pianta, a partire dalla base.

Le infiorescenze si aprono il mattino presto e restano aperte per qualche ora per poi appassire. Quando si verificano condizioni di cielo nuvoloso e basse temperature, la durata della fioritura aumenta anche di diverse ore.

In Cichorium intybus la fecondazione è incrociata ed entomofila (cioè favorita dagli insetti), mentre in Cichorium endivia essa è prevalentemente autogama (si autofeconda). 

Il frutto si chiama achenio, ed è quello che impropriamente definiamo come “seme”. In realtà il seme si trova al suo interno, dunque quello che viene seminato è il frutto intero.

L’achenio è di forma obovatopiramidale ed ha con un pappo rudimentale ridotto a 19 scaglie disposte sulla base; il colore varia dal bianco crema al marrone scuro, con presenza o meno di screziature di diversa intensità.

In genere in coltivazione non assistiamo alla fase della fioritura, poiché raccogliamo le piante prima che il fenomeno si verifichi.

Esigenze dei radicchi

Temperatura e Fotoperiodo

I range di temperatura ottimali per Cichorium sono indicati nella seguente tabella (“n.d.” sta per “informazione non disponibile”):

Il radicchio in acquaponica. Caratteristiche del radicchio per la coltivazione in acquaponica. Ph del radicchio. come coltivare il radicchio in acquaponica. Tabella acquaponica radiccio. Temperatura impianto DWC NFT
Esigenze termiche, in °C, delle orticole da foglia del genere Chicorium (Fonte: Pardossi et al, 2017).

La resistenza al freddo è spesso legata alla fase fenologica. Quando le piantine sono piccole, le basse temperature rallentano la crescita, ma non le portano necessariamente alla morte.

Le classi di maturazione più tardive, comunque, sopportano senza problemi temperature prossime allo zero e tollerano le gelate, anche se in tali condizioni si assiste ad un aumento dello scarto con conseguente contrazione delle rese. 

Il prodotto in condizioni di ridotti regimi termici, però, può in certi casi presentare migliori caratteristiche qualitative, in particolare per quanto riguarda colorazione e croccantezza delle foglie.

È importante conoscere anche quali sono le condizioni che stimolano l’induzione a fiore: questo perché dobbiamo cercare il più possibile di evitare il fenomeno della prefioritura, che ci causerebbe ingenti danni produttivi. 

Per le specie del genere Cichorium l’induzione a fiore è legata alla vernalizzazione e al fotoperiodo lungo. Il miglioramento genetico ha comunque modificato la risposta delle piante e oggi sono disponibili molte cultivar con risposte diverse.

pH

In genere il pH preferito dalle orticole da foglia è 6 – 7, ma le indivie crescono bene anche con pH 8.

Ricordiamoci, però, che in acquaponica il pH raggiunto a stabilità ha un valore “di compromesso” tra le esigenze di piante, pesci e batteri: non prendiamo quindi per assoluti i valori sopra indicati. 

Per approfondimenti sull’argomento vi rinvio a questo articolo.

Esigenze nutrizionali del radicchio in acquaponica

Per questa parte potete fare riferimento all’articolo sulle lattughe

Ci sono però degli aspetti interessanti da tenere in considerazione per ottimizzare la produttività del radicchio.

Nello specifico, bisogna porre attenzione particolare agli apporti di azoto, in quanto tale elemento, oltre a non garantire incrementi produttivi proporzionali alle quantità assunte, può determinare effetti negativi sullo stato sanitario delle piante e sulla conservabilità dei cespi

In merito alla risposta della pianta a dosi crescenti di azoto, si è infatti osservato che, a volte, tale elemento nutritivo, pur innalzando la produzione totale, non influisce significativamente sulla resa commerciale.

Per questo motivo, è fondamentale non esagerare con il contenuto azotato della soluzione circolante, dato che questo non dà particolari vantaggi al prodotto: ciò è positivo, perché potremo tranquillamente evitare di mantenere in impianto una troppo elevata quantità di pesce, fatto che nuocerebbe non solo alla produttività del radicchio ma anche alla salute e benessere degli stessi animali. 

Modalità di coltivazione del radicchio in acquaponica

Come per tutte le orticole da foglia, gli impianti maggiormente consigliati per la coltivazione dei radicchi in acquaponica sono: NFT, Letti di crescita (Media Bed) e DWC.

Per quanto riguarda le modalità di coltivazione, le informazioni sono del tutto simili a quelle della lattuga

Per questo motivo non mi ripeterò di nuovo, ma vi consiglio la lettura di questo articolo.

Vorrei piuttosto approfondire l’argomento dell’imbianchimento, dato che alcuni radicchi ottengono le caratteristiche che ben conosciamo proprio grazie ad esso.

Come si fa l’imbianchimento?

Come abbiamo visto sopra, l’imbianchimento (o forzatura) è un processo che serve per migliorare le caratteristiche compositive di alcuni radicchi. Esso si applica su alcune tipologie di radicchio, come, ad esempio:

  • R. Rosso di Treviso tardivo
  • R. Rosso di Verona
  • R. Variegato di Castelfranco
  • Indivia e Scarola

Se avete intenzione di coltivare queste varietà, dovete sapere quindi che non possono essere semplicemente collocate in impianto e lasciate crescere, ma sarà necessario anche applicare questo ulteriore passaggio.

Ricordiamo però che diverse di queste tipologie di radicchio sono sottoposte a disciplinare di produzione, dunque, in genere, produrle a scopo commerciale in acquaponica potrebbe non essere possibile.

In ogni caso, conoscere la tecnica è comunque importante per effettuare le scelte produttive più idonee alle nostre possibilità e, magari, per fare degli esperimenti di coltivazione per autoconsumo.

Inoltre, è bene precisare che, visto che per l’imbianchimento è necessario un buon sviluppo del fittone, potremo tentare di applicare tale pratica solo nel caso di coltivazione su substrato (Media Bed).

Ma vediamo ora la procedura specifica:

La lavorazione del radicchio inizia con l’estirpamento delle piante e la toelettatura, asportando le foglie più esterne e pulendo la radice. 

In seguito, si passa attraverso tre fasi: pre-forzatura, forzatura-imbianchimento e finissaggio-toelettatura. 

  1. Pre-forzatura: le piante sono poste in casse di plastica o metallo, con fondo aperto, che vengono stoccate in cella frigo (se necessario), per evitare l’eccessiva disidratazione degli apparati radicali, garantendo comunque un’aerazione sufficiente a prevenire il riscaldamento della massa e l’insorgenza di marciumi. 
  1. Forzatura-imbianchimento: può essere praticata in vari modi e prevede sempre la sottrazione della luce. La modalità più utilizzata è l’imbianchimento in acqua corrente

Le piante sono disposte verticalmente, al buio, in vasche, nelle quali viene fatta scorrere acqua di risorgiva con una temperatura compresa fra 12 e 14 °C. In alternativa si possono usare dei bins con fondo impermeabilizzato, in cui si mantiene un sottile velo d’acqua, disposti in locali condizionati termicamente a 16 – 18 °C.

La fase dell’imbianchimento dura dai 7 ai 10 giorni. 

Le tecniche che prevedono l’imbianchimento in acqua, pur non essendo le uniche possibili, sono quelle che garantiscono un prodotto di migliore qualità finale, soprattutto per quanto concerne la croccantezza e il tenore di amaro. 

Un altro sistema, più semplice, è quello di porre le piante in cumuli lineari disponendole orizzontalmente, con le radici rivolte verso l’interno del cumulo. Esso viene poi coperto con teli neri. 

Nell’ultimo decennio, il miglioramento genetico ha messo a disposizione popolazioni selezionate di radicchi in grado di autoimbiancare direttamente, come avviene normalmente, ad esempio, per il radicchio di Chioggia. 

Va precisato però che l’imbianchimento post-raccolta costituisce una fase obbligatoria in alcuni casi (radicchi IGP di Castelfranco, di Treviso tardivo e di Verona tardivo), perché questa tecnica garantisce qualità organolettiche superiori a quelle ottenibili con le varietà autoimbiancanti. 

  1. Finissaggio e toelettatura: le piante sono private delle foglie esterne marcescenti; la radice viene recisa a 3-4 cm e toelettata. A questo punto il radicchio è pronto per un eventuale ulteriore lavaggio e per la vendita o il consumo.

Esistono anche alcuni radicchi che possono essere trattati con una versione di forzatura semplificata. Per questi è sufficiente indurre le condizioni di oscurità semplicemente legando le foglie con un elastico, lasciando la pianta in coltura.

Caratteristiche del prodotto

Vediamo infine a grandi linee le caratteristiche nutrizionali del prodotto.

Come tutte le verdure a foglia, il radicchio è povero di calorie; inoltre, è adatto all’alimentazione dei diabetici: infatti, gli zuccheri che accumula fanno parte delle inuline, che non modificano il tasso di glucosio nel sangue.

Oltre a ciò, il radicchio è ricco di vitamine e sali minerali, in particolare potassio, calcio e fosforo. 

È anche un buon apportatore di fibre, favorisce la digestione e aiuta le funzioni epatiche

Questa ultima funzione, in particolare, è ben nota: le radici di cicoria, infatti, trovano impiego da secoli in erboristeria per curare disturbi del fegato.

Conclusioni

Per oggi concludiamo qui, ma siamo curiosi di sapere se avete già sperimentato la coltivazione di qualche varietà di radicchio in acquaponica. 

Se volete raccontarci le vostre esperienze, potete farlo sui social o sul nostro forum: ogni informazione e consiglio sono sempre ben graditi, poiché ci aiuteranno a diffondere nozioni sull’acquaponica sempre più complete e veritiere, che siano facilmente alla portata di tutti.

Prima di salutarci, però, ho ancora una domanda per voi:

Di quali altre specie vorreste che vi parlassimo nei prossimi articoli? Confidiamo nella vostra risposta!

Alla prossima!

FONTI

Materiale didattico Orticoltura e Floricoltura UniUD

Pardossi A., Prosdocimi Gianquinto G., Santamaria P., Incrocci L. Orticoltura. Principi e pratica. Edagricole, 2017 (link).

Pimpini F., Chillemi G., Lazzarin R., Parrini P., Lucchin M. Il radicchio Variegato di Castelfranco. Aspetti tecnici ed economici di produzione e conservazione. Veneto Agricoltura. 2001 (link).

Somerville, C., Cohen, M., Pantanella, E., Stankus, A.  Lovatelli, A. Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming. FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper No. 589. Rome, FAO. 2014 (link).

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