Acquaponica in acqua salata, si puo fare? In genere conosciamo l’acquaponica come metodo per crescere pesci e piante che vivono a spese dell’acqua dolce. Ma se volessimo impiegare questa tecnica usando l’acqua salata? È possibile? Scopriamolo insieme!
Innanzitutto: perché?
Uno dei motivi che rendono l’acquaponica vantaggiosa, è che può essere impiegata per permettere le attività di produzione alimentare in zone non vocate. Tra queste, sono comprese anche le aree dove la coltivazione sarebbe impossibile a causa della risalita di acqua salata o salmastra a livello del piano di campagna.
In zone del genere non è facile praticare l’agricoltura convenzionale, poiché il sodio derivante dall’acqua altera la struttura del suolo (azione deflocculante). Sarebbe quindi necessaria una grande quantità d’acqua dolce per dilavare i sali accumulati nel terreno e per permettere alle più comuni colture di crescere in modo sano e vigoroso. Purtroppo, però, reperirla spesso non è né possibile né conveniente.
Per lo stesso motivo, di frequente non è pensabile nemmeno l’avvio di un’attività di coltivazione fuori – suolo che impieghi l’acqua dolce. Dall’altra parte, invece, queste aree potrebbero prestarsi bene all’allevamento di specie ittiche marine.
Perché allora non combinare assieme entrambe le cose sfruttando l’acqua salata a disposizione?
Questo comporterebbe innumerevoli vantaggi, come:
- L’ampliamento delle zone della Terra impiegabili per l’attività di produzione primaria, fondamentale in un mondo dove la popolazione da sfamare cresce inesorabilmente;
- il risparmio di acqua dolce usata per le attività produttive, da destinare ad altre attività antropiche, come, ad esempio, il rifornimento di acqua potabile in zone dove scarseggia;
- la conservazione di alcune delle specie ittiche marine in via di estinzione, permettendo loro di moltiplicarsi in un ambiente che non costituisce una minaccia per la loro esistenza (ad esempio perché non sottoposte alla pesca indiscriminata);
- un benefico generale dell’allevamento continentale di animali acquatici, come la riduzione dell’inquinamento dovuto alle attività di pesca o di allevamento marino, il ripristino del paesaggio, un maggiore controllo dei fattori di produzione, e la riduzione dei rischi dovuti a contaminanti o agenti patogeni.
- il risparmio di superficie terrestre sfruttata, in quanto si otterrebbero due differenti prodotti sulla stessa estensione ed in maggior quantità rispetto alle metodologie convenzionali.
Com’è evidente, dunque, applicare l’acquaponica in queste aree sarebbe interessante e positivo. Vediamo allora quali sono le strade percorribili.
Acquaponica in acqua salata: quali piante possiamo coltivare?
Nella maggior parte dei casi l’acqua troppo ricca di sali non è l’ideale per le piante, in quanto determina shock osmotici, limita la crescita e causa tossicità da sodio. Tuttavia, esistono delle specie che possono essere impiegate con successo in condizioni di più o meno elevata salinità dell’acqua: vediamone alcune.
Specie alofite
Le prime specie vegetali che ci vengono in mente quando parliamo di irrigazione salina, sono quelle che naturalmente vivono in ambienti costieri o lagunari. Queste piante sono dette alofite (dal greco ἅλς, sale e ϕυτόν, pianta) in quanto sono altamente tolleranti ai sali.
Tra le specie impiegabili, ci sono alcune che già sono usate come colture specializzate in aree desertiche o vicine al mare, dove il suolo presenta delle caratteristiche di elevata concentrazione ionica. In genere riescono a tollerare una salinità tra 1/3 e 1/2 di quella marina, anche se alcune specie sopportano condizioni ipersaline.
Vista la loro bassa diffusione rispetto alle comuni orticole, ci soffermeremo in particolare sulla loro descrizione: sono piante che non tutti conoscono!
Specie della famiglia delle Chenopodiaceae
Salsola
Uno dei generi di questa famiglia che presenta delle specie alofite eduli è il genere Salsola. Esso comprende diverse piante a portamento erbaceo o arbustivo, alcune che si adattano a zone paludose, altre ad aree saline (e sono queste che ci interessano).
Questi vegetali sono conosciuti per una peculiare caratteristica: il cespuglio di alcune specie annuali si stacca dalle radici e forma una “palla” che, sospinta dal vento, rotola lontano: questo è il sistema con cui diffonde i suoi semi. Questa curiosa struttura è tanto famosa da essere entrata nell’immaginario collettivo come un simbolo di desolazione e abbandono: avete in mente qualche film western dove compaiono queste “piante rotolanti”?
Ma per quali scopi si può coltivare?
Le foglie e i germogli di molte specie di Salsola sono edibili, e possono essere utilizzate per insalate o per condire il sushi. In Italia una specie è particolarmente conosciuta: la cosiddetta Barba di frate (Salsola soda).
Un’altra specie edule è Salsola komarovii, coltivata soprattutto in Giappone, ove è nota con il nome di Okahijiki.

Atriplex
Un secondo genere rientrante in questa famiglia è Atriplex. È un genere davvero molto vasto, ma sono in corso diversi studi per un impiego alimentare di alcune delle sue specie.
Ecco alcuni esempi:
- Atriplex portulacoides: le sue foglie possono essere usate in insalata. In Sardegna sono impiegate per avvolgere il muggine lesso.
- Atriplex halimus: in via di sperimentazione per scopi eduli, dato il suo sapore inconsueto. Si pensa anche di impiegarla come foraggera.
- Atriplex hortensis: questa specie non è propriamente alofita, ma comunque ama i terreni alcalini. È usata per scopi alimentari, medicinali e da biomassa.
Salicornia
L’ultimo genere appartenente alle Chenopodiaceae è la Salicornia. Questa forse è la pianta alofita edule più nota: la più impiegata è la specie Salicornia europaea. Si tratta di una pianta succulenta molto diffusa nella regione mediterranea, che ha la caratteristica di possedere delle foglie simili a squame appiattite a ridosso degli steli.
Cresce in folti gruppi di individui, formanti un tappeto vivacemente colorato sopra il terreno umido e salmastro. Esistono molte specie simili che possono essere riconosciute solo con difficoltà. I rami sono ricchi di sali minerali e vengono mangiati, ancora verdi, sott’aceto o come gli asparagi. Anche i semi venivano un tempo impiegati per farne una farina.

Altre famiglie
Spinacio della Nuova Zelanda e Erba cristallina
Queste piante, il cui nome scientifico è rispettivamente Tetragonia tetragonoides e Mesembryanthemum crystallinum, appartengono entrambe alla famiglia delle Aizoaceae. Ambedue sono specie che vivono in ambienti sabbiosi o aridi, e sono impiegate per scopi alimentari e ornamentali.
Lo spinacio della Nuova Zelanda, come si intuisce dal nome, ha un sapore e una struttura simili a quelli dei comuni spinaci, e si cucina allo stesso modo. Dell’ erba cristallina, invece, sono commestibili le foglie e i semi. Le foglie schiacciate possono essere usate come sostituto del sapone, e hanno anche alcuni usi medicinali.
Finocchio di mare
Il finocchio marino (Crithmum maritimum) è una pianta erbacea perenne, originaria delle regioni europee mediterranee, appartenente alla famiglia delle Apiaceae. A questa pianta sono attribuite proprietà terapeutiche: viene usata come vermifugo e per migliorare la funzionalità del fegato, ed in passato veniva utilizzata dai naviganti come preziosa fonte di vitamina C.
Essa è anche diffusamente impiegata in cucina: molti paesi mediterranei (ad Ancona, sulla riviera del Conero, nel Salento, in Corsica, sull’isola di Maiorca ed in Grecia) lo impiegano ampiamente per numerose ricette tradizionali.
Alghe
Anche se non sono propriamente delle piante (si tratta infatti di organismi autotrofi dalla struttura simil – vegetale), non possiamo non accennare la possibilità di coltivare alghe commestibili. Le specie impiegabili sono numerose ed hanno una complessa classificazione. Esse sono adatte non solo per creare dei piatti dal gusto decisamente marino, ma anche (e soprattutto) per le loro innumerevoli proprietà medicinali e nutraceutiche.
Su questo sito trovate le alghe che vengono più diffusamente impiegate per l’alimentazione umana.
Altre specie
Oltre alle alofite, esistono tutta una serie di colture più o meno “tradizionali” che possono essere adattate all’irrigazione con acqua salata o salmastra. Come abbiamo già avuto modo di vedere, quella delle Chenopodiaceae è una tra le famiglie più propense ad adattarsi a questo tipo di condizioni.
Entro questa classificazione botanica rientrano anche delle specie molto conosciute che possono essere coltivate in “acquaponica con acqua salina”: la bietola, la barbabietola e la quinoa. Esse in genere tollerano una salinità tra 1/6 e 1/3 di quella marina.
Ma esistono anche un sacco di altri vegetali che possiamo impiegare:
- Peperone e pomodoro (fam. Solanaceae)
- Cavolo, cavolfiore, broccolo (fam. Brassicaceae)
- Basilico (fam. Lamiaceae )
- Orzo, riso e miglio perlato (fam. Poaceae)
Ricordiamoci, ovviamente, che ogni specie è più o meno adattabile alle condizioni di elevata salinità: il pomodoro ed il basilico, ad esempio, tollerano una salinità circa 1/10 di quella del mare.
Acquaponica in acqua salata: che pesci alleviamo?

Esistono diversi organismi acquatici marini potenzialmente allevabili in acquaponica. Come prima scelta ci sono, ovviamente, tutti (o quasi) i pesci marini che già comunemente vengono allevati, compresi i pesci piatti (es. Sogliola). Si può far crescere anche animali di grandi dimensioni, come il pesce spada o il pesce luna, nel caso in cui si allestisca la struttura per l’allevamento direttamente in mare (per saperne di più, dai un’occhiata a questo sito).
Tuttavia, oltre a queste, ci sono innumerevoli altre possibilità. Si può allevare, ad esempio:
- Crostacei come gamberi, gamberetti e aragoste
- Echinodermi come ricci di mare;
- Molluschi come ostriche, vongole e abaloni (le cosiddette orecchie di mare): sembra che, oltre che per scopi alimentari, si riesca anche a condurre degli allevamenti per la produzione delle perle!
- Pesce palla;
- Zooplancton e Fitoplancton, che hanno anche funzione di biofiltro e aiutano a far circolare l’ossigeno nell’acqua degli impianti acquaponici.
Come si può notare quindi, le opportunità sono molto vaste, anche se non è sempre semplice reperire informazioni precise.
Conclusioni sull’acquaponica in acqua salata
In questo articolo ho cercato di dare un’idea generale sulle possibilità di sviluppo di questo tipo particolare di acquaponica. Tuttavia, prima di lanciarsi a testa bassa su un’attività produttiva del genere, è fondamentale tenere in considerazione tutta una serie di fattori.
Dobbiamo chiederci, ad esempio:
- Il luogo dove vivo è davvero adatto per questo tipo di acquaponica?
- Quali sono le caratteristiche dell’acqua salata o salmastra che ho a disposizione?
- Con la mia attività potrei alterare negativamente il paesaggio?
- Ha senso un’attività del genere nel mio territorio?
Oltre a ciò, bisogna considerare che l’acquaponica con acqua salata è più complessa di quella “normale”. Questo perché bisogna trovare l’idonea combinazione tra piante e pesce, i quali devono avere esattamente le stesse esigenze in termini di grado di salinità dell’acqua.
Come abbiamo visto, infatti, alcune piante sopportano meglio di altre le condizioni di elevata concentrazione ionica in soluzione. Essa, tra l’altro, potrebbe ulteriormente aumentare se consideriamo l’accumulo in acqua anche dei nutrienti derivati dalle deiezioni ittiche. Nonostante questi aspetti da non sottovalutare, questo impiego alternativo dell’acquaponica potrebbe avere il suo perché in determinati luoghi e situazioni.
C’è infatti da considerare che:
- I prodotti ittici d’acqua salata generalmente hanno un prezzo di mercato più elevato rispetto a quelli d’acqua dolce: ciò costituisce un incentivo economico ulteriore rispetto ai sistemi acquaponici tradizionali.
- I vegetali ottenibili con questa tecnica non sono sempre d’uso comune in Italia: questo potrebbe essere un vantaggio in termini di unicità del prodotto e di scarsissima competizione con altri agricoltori.
Insomma, le potenzialità ci sono, sta a noi saperle sfruttare nel modo corretto.
E voi, avevate mai sentito parlare dell’acquaponica in acqua salata? Lasciate un commento e continuate a seguirci su acquaponica.blog!
FONTI:
Somerville C., Cohen M., Pantanella E., Stankus A., Lovatelli A. Small-scale aquaponic food production – Integrated fish and plant farming. FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper No. 589. Rome, FAO, 2014 (link)